I soprannomi di Maglie

Passari

Gli abitanti di Maglie sono chiamati “pássari” (passeri) sinonimo di semplicioni, per via del solito aneddoto che li ha per protagonisti.

Si racconta dunque che i contadini magliesi erano tormentati da un’invasione di “pássari” nei loro campi che distruggevano i raccolti. Così, di comune accordo, i Magliesi decisero di innalzare con “scráce e scuérpi” (rovi e sterpi) una barriera sul bordo superiore dei muri di cinta dei loro poderi per evitare l’ingresso degli uccelli.

Malgrado questo… formidabile lavoro di fortificazione, i volatili continuavano liberamente ad invadere gli orti e a proseguire indisturbati nella loro opera.I contadini, non riuscendo a darsi una spiegazione e preoccupati per i loro raccolti, non facevano altro che parlare della questione dei “pássari”, finendo con l’essere chiamati essi stessi in tal modo.

I Magliesi, tuttavia, per difendersi da questo ridicolo epiteto, modificarono l’aneddoto a loro vantaggio, raccontando che “Pássaru” era il nome di un bizzarro cavallo che più di una volta era riuscito a scappare causando ovunque gravi danni. Così per evitare il ripetersi dell’inconveniente, il padrone fece ostruire l’entrata del recinto con sterpi e rovi. Nessuno, però, credette alla controstoria, e il beffardo “li pássari de Maje” è rimasto attaccato come gramigna. Anche il nome della cittadina ha fatto nascere non poche controversie tra gli studiosi. Per alcuni infatti esso deriverebbe dal simbolo rappresentato nello stemma civico, ossia tre maglie di catena unite insieme. Queste starebbero a indicare i tre casali che ai tempi delle invasioni barbariche si fusero dando vita ad un nuovo villaggio che venne denominato dapprima Magalia e in seguito Maglie.

Per altri invece il toponimo deriverebbe dal termine latino “mallae” che significa maglia, poiché nel rogito notarile in cui per la prima volta compare il nome del paese, questo è indicato col nome “Casale mallearum”. La tesi più recente, sempre riguardo al significato del nome Maglie, è quella che afferma che il toponimo non ha alcun rapporto con le tre maglie dello stemma civico, ma deriva dal termine “mal” che significa “altura”. Si tratta quindi di un “oronimo”, come nel caso di altri paesi salentini (Collepasso, Montesano, Monteroni, Montesardo) che, pur trovandosi in un territorio pianeggiante, includono nel nome il significato di una conformazione geografica diversa dal reale.

Alcuni soprannomi individuali

Animaníura (anima nera), Brascíola (braciola), Buffétta (moglie di un “buffettaru”, cioè di un fabbricatore di tavole, o forse costruttore di mobili, dal francese “buffet”), Cacaróne (codardo), Capiscirrátu (testa stramba), Cataba (dalla locuzione “stare taba cataba”, stare nell’ultima miseria), Catacúmmu (nanerottolo), Catafárcu (alto e lugubre come un catafalco), Cattarnammúre (gatto mammone, nel senso di sornione), Ccoji rumatu (raccoglieva sterco di cavallo per le strade, per farne concime), Cóccalu (cranio, testa), Corcilúlu (inesperto), Crocci (raffio munito di vari uncini per ripescare un secchio dal pozzo), Cuglia (borsa dei testicoli), Facci te puccia (faccia di puccia, sorta di focaccia), Gnígneri (da gnegnaru ingegno vivo), Mammarúlu (attaccato esageratamente alla mamma), Mangia gobbi (il gobbo è un tipo di uccello), Marsiglio (nell’800 a Maglie, da Marsilio, personaggio epico dell’Ariosto), Mimmarácchiu (molto robusto e muscoloso), Ndíndi (dall’inglese “dandy”, perché vestiva alla moda), Occhistrámba (strabico), Portannuci (delatore, spia), Rípézza (che rattoppa), Rizzolo (piccola brocca di creta), Scírdi (nome attribuito a Maglie alla famiglia Tamborino. E corruzione dialettale di Rothschild, i celebri finanzieri), Trinchia pirete (tratteneva i peti).